Maroni Presidente

mercoledì 27 febbraio 2013

Piccola Riflessione Sulle Elezioni 2013


Ho confrontato i dati della camera per la lombardia con quelli delle regionali

camera: Lega Nord 740.990 voti - Mov5Stelle 1.126.147
regionali: Lega Nord + lista Maroni 1.253.897 - Mov5Stelle 775.317

risultato ribaltato.

Questo, secondo me, significa che:
1-La gente ha dato un voto di protesta principalmente per la situazione nazionale, non per come è stata amministrata la Lombardia;
2-Molti voti dei grillini sul piano nazionale sono voti di leghisti che, invece, sul piano regionale danno ancora fiducia alla Lega, quindi non sono voti persi, bisogna riconquistarli e col tempo e col buon governo, senza puttanante, lo faremo;
3-Il progetto di provare a cambiare le cose governando i territori e non dal parlamento di Roma premia Maroni, che l'ha lanciato, e piace ai nostri elettori;
4-Rispetto a tanti anni fa, oggi la gente guarda molto i programmi e le FACCE delle persone candidate. La lista maroni ha preso oltre 500.000 voti segno che quando la Lega presenta persone PULITE e CREDIBILI, vedi anche Tosi a Verona, ci votano anche quelli che non sono veri e propri leghisti;
5-Maroni si è giocato tutto e subito... ha fatto un grande all-in per usare un termine pokeristico e gli è andata molto ma molto bene. Penso che il progetto macroregione possa durare a lungo perchè in fondo in Piemonte il cdx ha perso per solo 40.000 voti si può pensare di vincere ancora, il problema, forse, sarà il Friuli Venezia Giulia, che alle politiche è risultata essere divisa in 3 porzioni omogenee (28% CentroDx - 27,9% CentroSx - 27,5% Mov 5 Stelle), ma anche qui credo che, come nelle altre regioni, le elezioni regionali daranno un risultato diverso dalle politiche, o almeno lo spero;
6-Liguria, Trentino, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Toscana...rimarranno sempre a guida csx, bisogna sperare che nel PD nasca un animo nordista alla Chiamparino o Cacciari e bisogna cercare di rendere queste regioni partecipi del nostro progetto. Magari non nell'immediato, ma in un futuro, che ne so, tra 10 anni non mi scandalizzerebbe vedere una Lega alleata con il cdx in Lombardia e Veneto e una Lega alleata con un nuovo PD nordista nelle cosidette "regioni rosse", l'importante è avere un piano e un progetto comune...fantapolitica? chissà...

Tornando al primo dato vorrei fare un'ultima riflessione.
Beppe Grillo ha avuto un grande successo ed il merito è, senza dubbio, la vicinanza alla gente stando in piazza, oltre che il voto di protesta.
Sta facendo quello che facevano i leaders leghisti di un tempo, STA IN PIAZZA, PARLA CON LA GENTE, PORTA SANI PRINCIPI.
Da qui nasce il mio monito ai miei "superiori".. dobbiamo tornare nelle PIAZZE!
Se c'è una cosa che i militanti leghisti hanno dimostrato in queste ultime elezioni è di essere agguerriti e di saper parlare con la gente... Abbiamo fatto migliaia di gazebo e non solo nelle giornate predisposte alla gazebata simultanea ma anche durante i giorni di mercato e nelle domeniche, ogni sezione con i suoi militanti, col freddo e con la neve, col vento e la pioggia, abbiamo volantinato, abbiamo parlato con la gente, abbiamo ascoltato le loro idee, le loro critiche e le loro preoccupazioni e nel nostro piccolo abbiamo cercato di dare conforto ove possibile, di dare idee e risposte.
E' questa la Lega che a me piace, la Lega della piazza, del popolo, delle idee, del fare, la Lega pulita, la Lega del FARE e dei MILITANTI.
Dobbiamo tornare in piazza ! 
Forza Lega e PRIMA IL NORD ! 


Christian Prandelli - con lo spunto di Stefano Vanetti



martedì 15 gennaio 2013

Pontida 2013

Come chi mi conosce sa, sono appassionato di politica, e mi impegno molto per riuscire ad entrare in quel mondo, non per meri interessi economici ma per fare qualcosa di più concreto per aiutare il mio paese in modo più incisivo.
Beh, questa mia passione e dedizione mi ha portato ad essere notato anche da gente importante all'interno del mio partito e non solo, sono stato in diversi paesi su invito di dirigenti e già questo per me è una gratificazione personale grandissima, addirittura il fondatore di un nuovo partito che correrà alle prossime elezioni mi ha chiesto di essere il dirigente del partito a livello lombardo dei giovani, scelta che per coerenza personale e senso di appartenenza ho declinato nonostante mi sia sentito onorato si essere stato considerato all'altezza di tale compito, questa per me è una gratificazione sufficiente, e sarebbe davvero bello, se ci fossero più persone che la pensassero in questo modo, sentendosi gratificati per la passione che investono e non solo mirando al premio in denaro compiendo così azioni semplicemente per raggiungere quello scopo materiale.
Per fortuna esistono molti, moltissimi militanti (di tutti gli schieramenti per fortuna) che lottano per i loro ideali, che investono tempo, denaro e passione per le loro idee, per i loro obiettivi.
Queste persone devono difendersi poi da chi fa politica per soldi, ci lucra e come vede minata la propria posizione fa di tutto per mantenerla, a volte anche a costo di giocarsi il consenso del proprio partito.
Io voglio portare a trionfo la bella politica, la politica che pensa e parla al cittadino, la politica che risolve i problemi, a politica che fa tante parole ma ancora di più fa i fatti.
E qui entra in gioco la Lega Nord, il mio movimento, alla quale mi dedico mattina e sera.
Mentre scrivo sto ancora assorbendo le fatiche di 2 giornate pienissime, nelle quali ho ballato, cantato, ho discusso di politica, ho conosciuto nuove persone, ho mangiato, bevuto, saltato e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto, ho vissuto il movimento!
Vedere così tante persone felici, che si divertono, che montano i gazebo e le tende, che ti offrono i loro prodotti tipici e tu le dai un panino con la salamina, è davvero FANTASTICO!
Tutta gente che non è pagata per stare li, gente che ci mette passione, la vera anima della Lega. Fa male vedere ora i telegiornali che propongono interviste fatte a contestatori che nemmeno sono leghisti ma che erano li solo ed esclusivamente per fare casino e creare astio ma noi non molliamo e andiamo avanti a combattere per i nostri obiettivi.
Chi vive Pontida, vive un aspetto della vita che a volte ci dimentichiamo, la solidarietà, il bello dello stare assieme in semplicità.
Se tu avevi una cosa che il tuo vicino non aveva e viceversa, ci si scambiava i frutti del proprio lavoro, ci si aiutava a montare le tende, ad accendere un fuoco, ci si scambiava prodotti tipici, si ballava e cantavano assieme canzoni popolari e se erano in dialetto, qualcuno te le traduceva per farti comprendere e ridere assieme a tutti gli altri e tutti ce la siamo davvero goduta questa Pontida !
A me per essere felice basterebbe davvero niente, un caffè preso con un amico, o anche meno, una chiacchierata di notte con una persona intelligente, una giornata di sole, una passeggiata nei boschi, una discussione politica animata e la condivisione di questa felicità con chi abbia voglia di condividerla.
Con questo termino e ringrazio tutti, davvero TUTTI per aver reso questo incontro qualcosa di speciale, qualcosa di indimenticabile.
Grazie a chi è stato in piedi fino a tardi con me, grazie a chi mi ha fatto divertire, ballare, ridere, cantare, a chi mi ha offerto qualcosa e a chi ha accettato qualcosa in dono, grazie a tutti voi, grazie POPOLO LEGHISTA !







giovedì 10 gennaio 2013

Immigrati delinquono piú degli italiani


Gli immigrati stuprano dieci volte più degli italiani. Immigrati, lasciateci soli con gli italiani
In Italia, gli immigrati stranieri hanno una propensione allo stupro dieci volte maggiore rispetto agli italiani. Lo dicono dati attendibili, diffusi dal Viminale. Eppure la contro-propaganda militante sta tentando di inculcare la convinzione che le donne italiane siano vittime di stupri o violenze sessuali quasi esclusivamente all’interno delle mura domestiche, in famiglia, addirittura per mano del partner. Un dato, falso, che ha un duplice obiettivo: riabilitare gli stranieri ed anche infangare l’istituzione della famiglia. Il tutto condito dallo slogan, in tipico stile “sinistrese”, “Inutile imporre i vigili di quartiere o le telecamere nei parchi, se intanto le donne vengono stuprate quando tornano a casa”. Bel colpo: tranquillizzare sulla questione immigrati per diffondere un terrorismo psicologico ancora peggiore sulle violenze in famiglia.
Tutto vero? Nient’affatto. Analizziamo prima i dati del Viminale. Gli ultimi attendibili e disponibili su internet sono stati diffusi nel 2009 e riguardano l’anno 2008, in cui sono stati individuati 8.845 stupratori. Nel triennio 2006-2008, gli autori degli stupri sono stati italiani nel 60,9% dei casi, stranieri nel 39,1%: tra questi ultimi, spiccano i romeni (7,8%) seguiti dai marocchini (6,3%). Le vittime di violenza sessuale sono state perlopiù donne (85,3%) di nazionalità italiana (69,9%). La maggior parte degli stupri rientrano nelle violenze sessuali non aggravate.
Considerando che la popolazione straniera, per ora, è il 7% del totale, non servirebbe aggiungere altro. Facendo due conti sul 2008, gli stupratori italiani sarebbero stati all’incirca 5.395 e quelli stranieri 3.450. La popolazione italiana costituita da uomini dai 14 agli 80 anni corrispondeva a 23.634.154 persone. Vuol dire che poco più di 2 uomini italiani (2,2 per la precisione) su 10.000 sono stati individuati come stupratori nel 2008. La popolazione straniera regolare dai 14 agli 80 anni corrispondeva invece ad un totale di 1.373.045 unità. Aggiungendo con criteri statistici 400.000 irregolari si arriva a 1.773.045. In questo caso il tasso si alza: 20 immigrati (19,5 per la precisione) su 10.000, ossia 2 su 1.000, sono stati riconosciuti come stupratori nel 2008. Una propensione allo stupro dieci volte superiore. E sono dati approssimati per difetto, perché sono compresi reati riconducibili a forme aggravate di violenza domestica, quindi non veri e propri stupri, che logicamente alzano la percentuale degli italiani.
Andiamo avanti: nel 2007 sono stati accertati 4.812 casi di violenza sessuale (8.749 autori riconosciuti), più di 13 al giorno. Un dato in calo rispetto ai 5.062 del 2006 (7.715 autori riconosciuti). Il dato interessante, che potrebbe essere interpretato in chiave positiva (maggiore coraggio nel denunciare), è che le violenze denunciate sono progressivamente aumentate negli anni: 2.194 nel secondo semestre 2005, 2.429 nel primo semestre 2006, 2.633 nel secondo semestre 2006, 2.489 nel primo semestre 2007.
Nel 2004, su 2.780 denunciati o arrestati per violenza sessuale, 35% erano stranieri. Nel 2005, su 2.382 denunciati, gli immigrati sono saliti al 38,2%; nel 2006, su 2.706 denunciati, gli stranieri erano il 38%.
In pratica, nel 2006 oltre un denunciato per stupro su tre era immigrato. Di questi, il 6,7 di nazionalità romena, il 5,9% marocchina, il 3.7% albanese. Nel 2007 le persone denunciate o arrestate per violenza sessuale sono aumentate del 15% rispetto al 2006, un incremento dovuto quasi esclusivamente ai romeni. Dunque, una percezione non proprio inattendibile. Aumentano gli stranieri, aumentano le denunce per stupro. E la percentuale degli immigrati denunciati o arrestati per stupro non è mai inferiore al 35% del totale, a fronte di una popolazione straniera del 7% (o inferiore, negli anni precedenti).
Perché allora si dice il contrario? Perché diffondere le bufale sugli stupri in famiglia o sui partner che si trasformano in orchi? Semplicemente sulla base di dati Istat commissionati nel 2006 dal ministero delle pari opportunità la cui titolare era all’epoca la diessina Barbara Pollastrini, governo Prodi. L’indagine è stata resa pubblica nel febbraio 2007, e da allora sembra essere l’unica fonte attendibile sulle violenze sessuali compiute in Italia. Da un campione di 25.000 interviste, trasportato in dimensione nazionale, è risultata una proiezione di circa 7.000.000 di donne che subiscono violenza dal proprio partner o ex partner. Un numero enorme e poco credibile, che però ha una spiegazione. Il questionario è stato elaborato in collaborazione con le operatrici di vari centri antiviolenza, con l’obiettivo di far risultare dati numerici impressionanti e da allarme sociale. Non a caso, soltanto 7 erano le domande inerenti alla violenza fisica, 8 quelle riguardanti la sfera della violenza sessuale, lo spazio concesso alla violenza psicologica racchiudeva invece ben 24 domande.
Alcuni esempi:
«La ha mai criticata per il suo aspetto?»
«…per come si veste o si pettina?»
«…per come cucina?»
«…controlla come e quanto spende?»
Domande studiate con l’obiettivo di ottenere una percentuale congrua di risposte affermative. In tal caso le intervistatrici avrebbero potuto spuntare la voce «violenza» all’insaputa dell’intervistata stessa, che molto probabilmente non percepiva affatto tali atti come violenti. Ecco come nascono 7 milioni di vittime tra le mura domestiche. Per la precisione, “6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita”. Addirittura il 31,9% del totale della classe di età considerata: un’enormità. La curiosità è che le violenze psicologiche, nonostante lo spazio prevalente nel questionario (24 domande), non sono state neppure nominate al momento di pubblicare i risultati. Il dato del 31,9%, infatti, viene citato come percentuale di vittime di violenza fisica o sessuale.
Mentre i giornali, creduloni, titolavano a caratteri cubitali che il 69% delle violenze sessuali in Italia è opera del partner o dell’ex partner, proprio sulla base di questi dati Istat, il Viminale ha continuato a diffondere i dati differenti che leggiamo sopra. Allarmanti anch’essi, ma in una direzione completamente opposta.
Non sarà che le vittime di violenza sessuale per mano del proprio partner non denunciano il reato, invece se l’aggressore è un estraneo sì? Non è vero nemmeno questo: sempre l’Istat, la cui attendibilità però a questo punto è dubbia, chiarisce che il 93% delle donne che affermano di avere subito violenza ad opera del coniuge dichiara di non avere sporto denuncia; la percentuale sale però al 96% se l’autore della violenza non è il partner.
Il problema della violenza domestica, pur in termini molto inferiori rispetto agli allarmismi volontariamente creati ad arte dall’Istat, è senza dubbio da non trascurare. Peccato che sia anch’essa legato ai fenomeni migratori: basta consultare i dati delle varie Procure per capire che la violenza in famiglia è in crescita tra le coppie miste oppure composte da soli stranieri. Quello che doveva essere fatto passare come un dato numerico volto a screditare le famiglie italiane e riabilitare gli immigrati, diventa in realtà ancor più un campanello d’allarme sul fallimento del multiculturalismo

martedì 8 gennaio 2013

Manifesto per il Contante Libero


Il Manifesto per il Contante Libero
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre, attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati. Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984 di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce; lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui finalità, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), ma nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò,  qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva. L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni decisamente più sofisticate.
fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti, quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa, dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini (il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza, eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine. Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari, furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al contante come una  vera e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della struttura logica della mente umana): da una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito. Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il nostro grido di disapprovazione.

contantelibero.it



giovedì 22 novembre 2012

Ripartiamo dalla Lombardia ! Fabrizio Cecchetti


A poco più di un anno di distanza dalla prima edizione di “LA LEGA IN REGIONE LOMBARDIA”,  molte cose sono cambiate. 
Dopo le dimissioni del Governo Berlusconi abbiamo scelto di non appoggiare il Governo Monti
Scelta che si è rivelata giusta e coerente perché l’Esecutivo dei Tecnici, appoggiato da PDL, PD e Terzo Polo, oltre ad aumentare a dismisura l’imposizione fiscale, ha compiuto un vero e proprio attacco alle autonomie locali. Mai Governo in 40 anni di regionalismo si era caratterizzato per essere così centralista e accentratore come quello attuale. 
Con il risultato di mettere a rischio l’erogazione di alcuni servizi importanti, come la sanità e il trasporto pubblico locale, e di aumentare quel senso  di “rapina” che i nostri cittadini e le nostre imprese vivono a causa di uno stato vorace, capace solo di chiedere tasse su tasse senza però restituire le giuste risorse che i territori hanno prodotto. 

Fabrizio Cecchetti con Roberto Maroni
Anche nel nostro Movimento i mesi passati non sono certo stati sereni. Per gli imperdonabili errori compiuti da pochi, la Lega è finita nel tritacarne mediatico. Si è creato un clima nel quale gli altri schieramenti soffiavano sul fuoco, speravano nella nostra fine politica nella speranza di ottenere il massimo vantaggio. Ma il disorientamento è durato poco perché la capacità di reazione è stata talmente forte e repentina che nel giro di poco tempo siamo riusciti a riemergere dal fango e dai sospetti: abbiamo rialzato la testa e siamo ripartiti, affrontando una stagione di Congressi che ha portato al rinnovamento di tutta la nostra classe dirigente. 
E oggi siamo ancora qui, forti come sempre e pronti ancora a battagliare per il Nord e la sua causa.  
E che la Lega sia forte e decisa più che mai lo dimostra anche quello che è capitato nelle scorse settimane in Regione, dove il nostro Gruppo dopo l’arresto dell’assessore alla Casa Zambetti, accusato di aver comprato i voti dalla ‘ndrangheta, ha deciso che ormai il tempo per il  Governo Formigoni era scaduto e che era necessario non solo azzerare la Giunta regionale ma chiamare anticipatamente i cittadini lombardi al voto.  
Non potevamo continuare a sostenere un esecutivo nel quale sedeva un assessore arrestato per rapporti con la malavita organizzata. La Lega che ha sempre fatto della legalità la sua bussola d’azione, come ha saputo dimostrare con  Roberto Maroni al Ministero degli Interni, non poteva dunque che staccare la spina a Formigoni e mandare tutti a casa. 
Da qui vogliamo ripartire. Con una proposta di governo regionale forte e autorevole, che faccia piazza pulita una volta per sempre di chi guarda alla politica e all’amministrazione pubblica perché referente di lobby o di gruppi di potere. Come ha detto Maroni, è ora di usare le scope anche in Regione. 
E’ finito il tempo delle liturgie e delle alchimie di bassa politica. 
E’ scoccata l’ora della lotta perché davanti a una crisi come quella che stiamo subendo la Lombardia e i lombardi pretendono risposte. 
E queste risposte devono arrivare! 

PRIMA IL NORD!   

  
PRIMA LA LOMBARDIA!                          Fabrizio Cecchetti

martedì 13 novembre 2012

Rom: Veniamo in Italia a rubare e deridervi mentre lo stato ci protegge

Preciso che questo è un articolo che NON ho scritto io.
L'ho trovato pubblicato da una persona su Facebook e sono rimasto così scioccato nel leggerlo che ho deciso di condividerlo con voi, sperando di aiutarne la diffusione e augurandomi di riuscire a farvi finalmente capire chi sono i rom e perchè è ora di smetterla di dargli l'elemosina !!
Parla una nomade fuggita da un campo e ospitata in una comunità protetta

La chiameremo Daniela. Il suo vero nome è quello che Daniela sta cercando di dimenticare, così come vuole dimenticare le sue radici e la sua appartenenza ad una famiglia di nomadi rom. Daniela si è ribellata, un giorno qualsiasi ha detto basta ed è scappata. Ha detto basta ad una vita di illegalità, di furti, di botte. Ha detto basta alla sua adolescenza comprata a 12 anni per 300 euro da un marito che l’ha stuprata la prima notte di nozze; basta ad una vita costretta nell’indigenza e in un paese che invece di cacciare chi gli ruba in casa lo protegge e lo tollera.
I rom hanno le loro leggi, nessuno può decidere di cambiare il proprio futuro senza il consenso dei capi, nessuno può scappare così e farla franca.
Daniela ci ha concesso in esclusiva una intervista, chiedendo di mantenere l’anonimato e ha deciso per la prima volta nella storia di un nomade rom, di raccontare cosa veramente accade in un campo di zingari, come la pensano sul nostro paese, cosa fanno, e il loro stile di vita.
Perché sei scappata, cosa ti ha spinto a ribellarti alle tue origini e a cambiare stile di vita?
«Sono nata in Romania e sono venuta in Italia con la mia famiglia, genitori e altre tre sorelle, che ero poco più di una bambina. Ci siamo insediati in un campo alle porte della città. Ho vissuto fino all’anno scorso nel terrore, nella violenza, nella sporcizia e nell’illegalità. Una notte ho deciso di farla finita e sono scappata perché volevo una vita normale, come quella di tutte le ragazze della mia età, anche se sono una zingara romena sono sempre una persona, e mi sono detta che avevo diritto ad avere una opportunità. L’Italia è un Paese bellissimo, ma sbagliate a dare asilo e a permettere a questi campi di sostare: gli zingari ridono di voi, dicono che siete un popolo di stupidi, che date soldi e permessi a chi vi ruba in casa e si fa portare via tutto senza protestare. Non capite che loro si sentono forti proprio della loro illegalità, del fatto che se li arrestate poi escono immediatamente, e che la loro forza sta proprio in uno Stato che li protegge invece di cacciarli. Se voi foste più rigidi con gli zingari forse ce ne sarebbero meno di ragazze come me».
Come si svolge la giornata in un campo nomade?
«La vita è dura e si deve lavorare tanto, anche se a voi sembra che non sia così. Prima mio padre e poi mio marito mi svegliavano alle cinque del mattino, sia che piovesse o che nevicasse. Poi bisogna andare a chiedere l’elemosina, a rubare, e portare soldi alla famiglia altrimenti sono botte. Io non ho mai rubato, non ne ero capace, e ogni giorno mi sgridavano perché ero una delle poche che portava pochissimo, al massimo una ventina di euro...»
Perché, gli altri quanto guadagnano?
Uno di noi, normale, non bravissimo, guadagna in media 100, 150 euro al giorno. Tra elemosina agli angoli della strada e nelle metropolitane, qualche furto, qualche segnalazione ai più grandi. Ma ci sono zingari che guadagnano molto di più. Ne ho conosciuto uno che ogni giorno portava in famiglia almeno 300 euro».
E i soldi a chi vanno? E dove finiscono?
Tutti i soldi li prendono i mariti o i padri se non si è sposati. Vengono immediatamente man- dati in Romania o dati ad altre famiglie a cui si deve del denaro. I soldi e la refurtiva non restano mai nel campo perché possono arrivare i carabinieri alle cinque del mattino. Quindi tutto, la mer- ce rubata, orologi, portafo- gli, gioielli e altro, deve sparire entro le quattro e mezza del mattino.
E poi questi soldi come vengono portati in Romania?
«Semplice, attraverso la frontiera. Ci sono sempre delle persone in frontiera che ci conoscono, che conoscono i nostri familiari e che li lasciano passare in cambio di denaro. Se certi giorni alla dogana non ci sono “amici”, si aspetta in macchina finché non arriva qualcuno che si conosce e a quel punto non ci sono rischi. Ma non è mai successo».
Ci sono altre persone che come te vorrebbero cambiare vita?
«No, in tutti questi anni non ho mai sentito nessuno che volesse scappare, perché essere zingari non è una scelta, ma una realtà. Una volta ho confidato ad una mia amica che non mi piaceva rubare e lei si è messa a ridere di me.»
Ma una volta finita la giornata cosa fate nel campo?
«In genere dopo le cinque del pomeriggio le donne non rubano più, tocca agli uomini andare in giro a fare colpi, rubare le macchine o magari svaligiare qualche casa; noi restiamo al campo a preparare la refurtiva da far partire in serata. Poi prepariamo la cena per la nostra famiglia e qualche volta capita che si mangi soli».
Chi decide i furti, i posti dove chiedere le elemosine?
È una struttura abbastanza chiara: il capofamiglia, il marito o il padre mandano i figli o la moglie in questo o in quell’angolo o in quale quartiere andare a chiedere soldi. Lo stesso vale per i furti. Il capofamiglia decide dove e come, in base alle segnalazioni e ai sopralluoghi di altri familiari. Nessuno può rifiutarsi e nessuno può decidere di fare qualcosa di testa propria. Durante la giornata bisogna rendere conto di quanto si è guadagnato e se è poco, per punizione, oltre alle botte, si rischia di saltare il pasto. Non è possibile mangiare quando si è in “servizio” e non si può instaurare con nessuno rapporti di amicizia».

Link originale-->

http://poterescientifico.giovani.it/diari/838303/veniamo_qui_per_rubare_e_lo_stato_ci_protegge.html

giovedì 25 ottobre 2012

Tutte Le Bufale Sui Vitalizi Regionali

In questi giorni si parla molto dei vitalizi in Regione Lombardia. Molte delle cose dette e scritte, si sono rivelate essere delle bufale. Infatti, indipendentemente dalle dimissioni o meno, nessun consigliere regionale percepirà il vitalizio. 
Chi ha interesse nel diffondere informazioni false, e perchè ?

A partire dal 20 ottobre 2012 i Consiglieri regionali potranno maturare il vitalizio?

NO!!! In base al decreto legge 174 del 10 ottobre 2012, nessun Consigliere regionale ha diritto al vitalizio se non ha raggiunto i 66 anni di età e non ha compiuto almeno 10 anni di attività in Consiglio.

E se i consiglieri si dimettessero prima del 20 ottobre? 

Non cambierebbe nulla. Infatti, tutti i Consiglieri regionali dimissionari, resterebbero comunque in carica fino all'elezione del nuovo Consiglio regionale (sia che ciò avvenga a dicembre, a febbraio o ad aprile). il Consiglio regionale si sarebbe dovuto sciogliere sei mesi fa per impedire ai consiglieri di raggiungere i due anni e sei mesi.

Si dice che la Minetti percepirà il vitalizio a 27 anni. E' vero?

No! Anche per la Minetti vale la regola dei 66 anni di età e dei 10 anni di attività in consiglio. E lei è stata eletta due anni e mezzo fa...

Perché non si abolisce il vitalizio? 

E' già stato fatto! Dalla prossima legislatura infatti il vitalizio in Regione Lombardia non esiterà più. Ciò è frutto di una battaglia della Lega Nord che, con una legge regionale del dicembre 2011, ha abolito gli assegni vitalizi
a partire dalla prossima legislatura.

Perché la Lega vuole andare ad elezioni ad aprile e non prima?

Innanzitutto per risparmiare. Infatti accorpando le regionali e le politiche si avrebbe un RISPARMIO per i Lombardi di ben 50 MILIONI DI €uro !!! In tempi di crisi non possiamo permetterci di buttare via questi soldi.
In questi mesi inoltre vogliamo approvare una nuova legge elettorale per cancellare il listino e scongiurare altri casi Minetti e intendiamo abbassare ulteriormente i costi della politica diminuendo il numero dei consiglieri da 80 a 60. Fatto ciò, tutti a votare ad aprile!