Maroni Presidente

mercoledì 9 maggio 2012

Riflessioni sulla crisi, operai e casa.

In questo momento sto dando libero sfogo alla mia immaginazione. Lascio scorrere i pensieri e sto pensando come veniva punito nell'antichità il mancato pagamento di una merce, di un cavallo, di una casa, di un gregge. Se il debitore non aveva beni sufficienti a coprire la sua obbligazione molte volte veniva fatto schiavo lui e la sua famiglia o costretto a lavorare per un lungo periodo per il creditore, condannato a lavorare nelle cave ecc.
Nel medioevo la situazione non migliorò per il debitore che non pagava.  Ad esempio, un contadino che non riusciva a far fronte a spese di affitto dei terreni in seguito al mancato raccolto conseguente a siccità ecc, veniva condannato a diventare servo della gleba, ossia in una condizione molto simile alla schiavitù. Per i commercianti di allora le cose non andavano meglio in caso di inadempienza. Chi armava una nave per trasportare spezie, sete o altre merci dall'oriente facendosi anticipare i capitali dai banchieri, rischiava la pena  di morte nel caso in cui la nave naufragasse e non riusciva a far fronte al debito.
Per gli Ebrei invece molte volte succedeva il contrario.  A questo popolo a cui fu proibito di lavorare la terra in quanto ritenuto responsabile dell'uccisione di Gesù Cristo, fu data la possibilità di dedicarsi al commercio, all'esazione delle tasse e al prestare denaro. Queste attività diedero presto ricchezza a questo popolo a cui si rivolgevano i nobili, i re per aver prestiti per finanziare le guerre, costruzioni di opere pubbliche ecc. Molte volte, per non pagare i debiti, i monarchi, inventavano delle campagne diffamatorie contro gli Ebrei che terminavano con uccisioni in massa di questo popolo. A Barcellona furono messi al rogo circa diecimila ebrei, accusati di diffondere il colera, ma sostanzialmente era una scusa per non pagare i grossi debiti che il sovrano di Spagna aveva contratto con i banchieri ebrei.
La situazione del debitore insolvente migliorò negli ultimi 200 anni. Ma chi non pagava veniva messo in prigione con gravi umiliazioni sia per lui che per i suoi familiari, soprattutto se faceva parte della borghesia.  Certamente c'erano dei furbastri, degli avventurieri che fuggivano da uno staterello all'altro, facendo una vita superiore alle loro possibilità.
Ora si ricorre al credito molto più di un tempo. Esso viene erogato facilmente da una banca in relazione al reddito ed ai beni immobili che uno possiede. Le finalità sono per acquisto auto, acquisto elettrodomestici, vacanze immobili ecc. Se un impiegato perde il posto di lavoro e non riesce a pagare il debito non gli succede niente se non ha proprietà immobiliari.
Se invece è proprietario di immobili, la banca può recuperare il suo credito sui beni di cui è titolare il debitore.
Prima della attuale crisi erano stati erogati molti mutui ipotecari per l'acquisto della prima casa, sulla base dei redditi dei richiedenti, costituiti da salari, stipendi, reddito d'impresa ecc. Poteva succedere che qualche mutuatario non fosse più in grado di pagare la rata del mutuo: perché aveva perso il posto di lavoro, o perché in qualità di imprenditore non riusciva più a avere utili dall'impresa ecc. In questo caso, anche se è doloroso il debitore perde la casa, in quanto la banca per recuperare il suo credito vende l'immobile ipotecato.
Attualmente, in piena crisi economica, sono centinaia di migliaia i lavoratori dipendenti che sono stati licenziati, come pure molti imprenditori falliti.
Ora, in questo caso, si è di fronte ad un evento negativo di vaste proporzioni, non dipendente da condizioni particolari dei lavoratori. La disoccupazione è dipesa dalla globalizzazione, dal crack del capitale finanziario, dalle politiche monetarie europee. Io credo che in questo caso per ragioni etiche sarebbe da sospendere il pagamento del mutuo senza dare esecuzione alla vendita della casa. Questo è già stato fatto, ma tale sospensione può protrarsi non oltre un anno. Ma se il perdurare della crisi, della disoccupazione dura parecchi anni, la banca deve per forza recuperare il suo credito tramite la vendita  dell'immobile. Questo è certamente un fatto molto doloroso per i lavoratori. Deve essere terribile vedersi portare via la casa.
Ma allora che si può fare? Bisognerebbe che fosse lo Stato ad intervenire, ma questo è molto difficile da fare sopratutto perché lo Stato non ha i mezzi per farlo. Per il futuro invece, durante il periodo di ripresa, costituirei un grosso fondo per queste emergenze.
Questo è un tema molto delicato, perché le crisi, portando disoccupazione, fanno perdere la casa a molti cittadini. Uno Stato non può dimenticarsi della gente, dei loro gravissimi problemi, perchè il non intervenire potrebbe portare, come abbiamo visto, a suicidi ed anche al terrorismo.
Diciamo che dal dopo-guerra fino alla fine del secolo, le economie sono sempre cresciute. Ci sono state delle crisi di carattere congiunturale che sono durate poco, per cui non abbiamo assistito ad una situazione tragica come oggi.
Questa che stiamo vivendo è una crisi sistemica, che mette in forse non solo il modello di capitalismo Finanziario , ma lo stesso capitalismo. Devono essere fatte forti correzioni alla globalizzazione, ai mercati se si vuole avere uno sviluppo più stabile, altrimenti le continue crisi, porteranno a forme di democrazia autoritaria. I popoli non possono sopportare a lungo stati di incertezza, di disoccupazione, di perdita delle loro abitazioni, dei loro averi un non futuro per la loro vecchia come per i figli. 



Luciano Gatto

martedì 8 maggio 2012

Europa, storia passata ?


Ricordate quando le istituzioni europee erano "la Mecca stage" dei giovani europei?
Ricordate quando si parlava di Costituzione europea?
Ricordate quando la CEE doveva essere il primo passo verso un'unione anche politica?
Ricordate quando pensavamo che un giorno ci saremmo sentiti tutti un po' più europei?
Ricordate quando pensavamo che il nazionalismo avrebbe ceduto alla CE parte del suo orgoglio?
No, ovvio che non ve lo ricordate, non è mai successo e non abbiamo mai creduto davvero che potesse succedere. (almeno per quanto mi riguarda)
Oggi aprendo il giornale me ne rendo conto ancora di più, tutto questo è rimasta un'idea, perché di sogno non si può parlare, visto, che sin dal principio, parlare di Europa ha significato interloquire con chi era contrario all'Europa.
Europeisti ed antieuropeisti.
Nell'ultimo anno assistiamo all'agonia europea senza ammettere che il malato è grave, oserei dire terminale.
L'idea politica di Europa, se mai è esistita aldilà dei manuali di diritto, non è mai stata così lontana dal suo realizzarsi.
I risultati a dir poco agghiaccianti delle ultime elezioni francesi e greche ne sono la prova.
Di fronte al 18,01%  di Marine Le Pen, conquistato al primo turno delle presidenziali francesi, ed al 7% del partito greco "Alba D'oro" di ispirazione neofascista, che per la prima volta fa il suo ingresso in parlamento, il problema europeo c'è e si vede.
C'è la disfatta dei vecchi governi che hanno mal gestito la crisi economica, c'è il rifugio negli estremismi politici, c'è il conforto del nazionalismo.
Una ricetta sicura insomma, per la disfatta della comunità.
Il messaggio ai cittadini è stato: "l'Europa chiede sacrifici nei sacrifici, siete disposti ad accettarli?"
E se è già difficile, in un momento di crisi economica nazionale, accettare sacrifici, figuriamoci se a chiederli è uno strozzino, entità sovranazionale, che non interessa a nessuno ed in cui nessuno si riconosce.
Certo, le ultime elezioni possono essere interpretate come un "voto di protesta" contro "BancaEuropa" che esige l'inesigibile, da cittadini ormai in maggioranza disoccupati e piegati dalle tasse, ma non basta.
Dove è finita quella parte di Europa che voleva colmare il difetto di rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni europee?
Dove sono finite le spinte politiche per la creazione di un parlamento europeo che fosse motore legislativo e propositivo?
Perché il rapporto tra politica ed economia si è invertito completamente?
Ma soprattutto mi chiedo, se questa crisi lascerà ancora spazio ad un'idea di Europa politica, visto che ad oggi, abbiamo serie difficoltà a valutare se quella economica resisterà.
Trovo tutto questo terribile, non tanto per la scomparsa dell'Europa in sè, ma per il fatto che quelli che comandano ancora non se ne rendano conto, ostinandosi ad andare avanti e a non ascoltare nessuno, specialmente il popolo, che dovrebbe essere "sovrano".
Di fronte ai nostri occhi si sta verificando un'involuzione di valori, prospettive e speranze di proporzioni inimmaginabili.
Oggi preoccuparsi dell'unità europea è un problema del tutto irrilevante se paragonato alla disoccupazione, ai suicidi ed alla palude della crescita, ma non è che abbiamo perso un'occasione?
Parliamoci chiaro, un parlamento europeo funzionante e valido, che non sia, e nel caso italiano lo è, confino della feccia politica nazionale, sarebbe stato così di intralcio nell'affrontare una crisi comunitaria?
Inoltre, non sarebbe potuto servire nel tempo a non far crescere due Europe, una ad inseguire affannosamente l'altra?
Era chiaro che, essendo la storia della CE così giovane, non si potesse certo pretendere un abbandono dei nazionalismi a favore di un governo sovranazionale, però sono dell'avviso che un lavoro lento ma costruttivo sulle istituzioni sarebbe servito.
La verità è che nessuno si sente cittadino europeo non fosse per gli euro che spende e perché non deve più utilizzare il passaporto, ma basta fare un weekend a Londra per ricordarsi che non è così.
Non so se questa crisi ci farà tornare  ad essere una comunità solo economica e persino meno comunità di prima, so che abbiamo perso tante occasioni da Maastricht ad oggi. Troppe.

mercoledì 2 maggio 2012

Fattori Crisi Europea





La crisi italiana dipende da due eventi, uno antico e l'altro conseguente alla crisi internazionale che si e' abbattuta prima negli StatiUniti America e poi in Europa. 
Quello antico e' strutturale sta nella natura dualistica della nostra economia, un Nord produttivo che può competere con le economie tedesche ed europee. Un sud che vive di modeste attività commerciali ed agricole che non riescono a creare una sufficiente ricchezza e quindi mantiene un adeguato tenore di vita attraverso forti trasferimenti di risorse dal nord. Grazie a questo sono stati creati una miriade di posti pubblici in più rispetto alle esigenze , erogate false pensioni di invalidità  come ammortizzatori sociale e un sottobosco di piccoli imprenditori che vivono grazie alle economie che l'apparato pubblico  crea, vedi Ulss , enti vari pubblici. Inoltre la piaga della mafia, con i suoi ricatti, il suo inserimento nella politica , ha condizionato non poco lo sviluppo e contribuito ad aumentare la corruzione ecc.
Per continuare a mandare al sud ricchezza, lo Stato ha dovuto continuamente tassare , aumentare il debito pubblico , facendo erodere competitività alle  industrie.  Per ristabilirla doveva aumentare la circolazione monetaria con conseguente svalutazione della lira e parziale riduzione del debito. Questo tecnica continuo' fino all'entrata nell'euro.
Io ero contrario all'entrata dell'Italia nella moneta unica, perché la nostra economia non poteva reggere ad armi pari con a Germania non potendo più avere l'arma della svalutazione monetaria. Prima dell' euro, già due volte si aveva ristretto l'oscillazione delle  monete europee entro una banda stretta di cambio e per due volte il nostro Paese era dovuto uscire  per eccesso di svalutazione della lira . La gran parte degli esperti riteneva che entrando nell'euro ed avendo di conseguenza tassi di interesse più bassi, si potesse più facilmente mettere a posto il debito pubblico. 
La cosa non andò così come ben sappiamo. Poi ci fu la crisi Internazionale che ci portò ad avere Monti come premier, il quale è un feroce sostenitore del mercati, dei sistemi finanziari, della politica dell'austerità. 
Il governo Monti, come sappiamo fu accolto con grande entusiasmo, dopo il periodo di Berlusconi. Io, conoscendo  le sue idee in  ambito economico e finanziario ho nutrito seri dubbi che potesse tirarci fuori dalla crisi, almeno che non ricevesse una serie mirata di aiuti da parte della BCE e dalla Merkel.
Per ridurre il debito pubblico ha cominciato subito a tassare: aumento IVA, aumento fiscale benzina, aumento eta' pensionabile, l'introduzione dell' IMU  che e' molto più pesante dell'ICI ed altre misure meno note che comportano sempre ulteriori aumenti dell'imposizione fiscale. Dal lato dello sviluppo ha tentato di fare delle ridicole liberalizzazioni nelle  farmacie e taxi che tra l'altro non sono andate del tutto a buon fine. Poi la tragico commedia di modificare l'art. 18, perché visto come ostacolo allo sviluppo, all'occupazione. Se la flessibilità in uscita  del lavoro doveva essere applicata doveva interessare il settore del pubblico impiego, in cui , soprattutto nel sud , c'è un numero di dipendenti pubblici di gran lunga superiore alle reali necessità. Considerato che eravamo in fase di recessione, ossia  si stavano riducendo le attività economiche con conseguente riduzione del Pil e aumento della disoccupazione,  l'aumento della tassazione ha aggravato la situazione. Le tasse se vanno a colpire le classi che gia' erano in difficoltà, comportano una rinduzione dei consumi , una riduzione degli investimenti e quindi una ulteriore calo del pil, considerato che la produzione di un Paese e' uguale ai consumi + investimenti. Alla fine del ciclo si ha una debito pubblico più elevato , una riduzione del pil, un aumento della disoccupazione.  Dunque, in fase di recessione, anche se il debito pubblico e' grande, non si può ridurlo imponendo una maggior pressione fiscale.
Anche se nessuno ha la soluzione ideale per risolvere il problema, alcune regole fondamentali devono essere osservate. 
Io avrei rimesso  come tassa l' lCI così com'era prima, che e' molto meno onerosa dell'IMU e una grossa patrimoniale sui patrimoni immobiliari superiori ai 2 /3 milioni di euro. Avrei agito sul piano  dello sviluppo in modo di aumentare il pil  e quindi ridurre il rapporto debito pil. Per prima cosa avrei rivisto il patto di stabilita' interna che tiene bloccato crediti pubblici per ca 100 miliardi. Avrei autorizzato i comuni, le province, le ulss più virtuose a pagare le forniture, bloccate anche perdi più di 9 /10 mesi, mettendo così  in movimento l'economia con un risultato di avere un aumento del pil di oltre 0,5% . 
Avrei ridotto ridotto stipendi ai politici e burocrati, ridotto numero parlamentari, eliminato le autoritity che costano milioni di euro e non fanno nessun servizio utile, avrei sostituto con un amministratore unico  i consigli di amministrazione nelle società pubbliche, comunali  eliminato migliaia di enti pubblici inutili , ridotto le missioni all'estero dei nostri soldati che ci costano ca 40 miliardi di euro, negli enti pubblici autorizzato spostamenti da  una funzione all'altra in modo di aver un utilizzo più razionale dei dipendenti, come lo spostamento da enti diversi , come da regione alla ministero di giustizia , non piu duplici e triplici incarichi al funzionari statali con conseguente duplice e triplice stipendio , non più arbitraggi privati  fatti da giudici ecc.  Questi  maggior utilizzo avrebbe comportato più efficienza e meno costi.  Inoltre introdotti dei criteri di spesa  standard, una siringa deve costare un euro sia in Sicilia che a Milano ,  numero di dipendenti tendenzialmente uguali tra comuni provincie e regioni  aventi lo stesso numero di abitanti, accettando differenze solo in base a dati oggettivi. Avrei snellito le procedure dello Stato, enti pubblici, in modo  di rendere lo Stato più moderno più efficiente.
Queste misure le avrei annunciate al parlamento e una volta ottenuta la fiducia, mi sarei operato per portarle in porto  e se c'erano delle resistenze le avrei denunciate. Non avendo chiesto lacrime e sangue ed avendo colpito politici e burocrati penso che questi provvedimenti sarebbero passati a furor di popolo. In caso contrario avrei presentato le dimissioni. In caso del favorevole mandato dei parlamentari alle misure sopra citate, sarei andato in Europa e mi sarei imposto per una politica meno rigida, per un maggior intervento della BCE nel sostenere i debiti pubblici svalutando l'euro per riportarlo vicino ai valori del dollaro. Infatti  alla nascita della moneta europea si pensava di tenerla allineata con la moneta americana. Così, sarebbero ripartite le esportazioni e ridotto il debito debito. E poi, come si può tenere una moneta cosi' alta in piena recessione. Questa e' pura follia che avvantaggia solo a Germania, che sta vivendo sulle sventure degli altri Paesi europei. 
Infatti  l'elevata tassazione che ci soffoca e' dovuta in gran parte per sostenere una moneta che non ci rappresenta più. 
Ora con la possibile vittoria di Hollande in Francia c'è la concreta possibilità che si possa fare una politica, sempre nel rigore , più espansiva. Ma dovevamo proprio aspettare la Francia per poter opporci alla politica restrittiva della Merkel????


Luciano Gatto