Maroni Presidente

martedì 15 gennaio 2013

Pontida 2013

Come chi mi conosce sa, sono appassionato di politica, e mi impegno molto per riuscire ad entrare in quel mondo, non per meri interessi economici ma per fare qualcosa di più concreto per aiutare il mio paese in modo più incisivo.
Beh, questa mia passione e dedizione mi ha portato ad essere notato anche da gente importante all'interno del mio partito e non solo, sono stato in diversi paesi su invito di dirigenti e già questo per me è una gratificazione personale grandissima, addirittura il fondatore di un nuovo partito che correrà alle prossime elezioni mi ha chiesto di essere il dirigente del partito a livello lombardo dei giovani, scelta che per coerenza personale e senso di appartenenza ho declinato nonostante mi sia sentito onorato si essere stato considerato all'altezza di tale compito, questa per me è una gratificazione sufficiente, e sarebbe davvero bello, se ci fossero più persone che la pensassero in questo modo, sentendosi gratificati per la passione che investono e non solo mirando al premio in denaro compiendo così azioni semplicemente per raggiungere quello scopo materiale.
Per fortuna esistono molti, moltissimi militanti (di tutti gli schieramenti per fortuna) che lottano per i loro ideali, che investono tempo, denaro e passione per le loro idee, per i loro obiettivi.
Queste persone devono difendersi poi da chi fa politica per soldi, ci lucra e come vede minata la propria posizione fa di tutto per mantenerla, a volte anche a costo di giocarsi il consenso del proprio partito.
Io voglio portare a trionfo la bella politica, la politica che pensa e parla al cittadino, la politica che risolve i problemi, a politica che fa tante parole ma ancora di più fa i fatti.
E qui entra in gioco la Lega Nord, il mio movimento, alla quale mi dedico mattina e sera.
Mentre scrivo sto ancora assorbendo le fatiche di 2 giornate pienissime, nelle quali ho ballato, cantato, ho discusso di politica, ho conosciuto nuove persone, ho mangiato, bevuto, saltato e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto, ho vissuto il movimento!
Vedere così tante persone felici, che si divertono, che montano i gazebo e le tende, che ti offrono i loro prodotti tipici e tu le dai un panino con la salamina, è davvero FANTASTICO!
Tutta gente che non è pagata per stare li, gente che ci mette passione, la vera anima della Lega. Fa male vedere ora i telegiornali che propongono interviste fatte a contestatori che nemmeno sono leghisti ma che erano li solo ed esclusivamente per fare casino e creare astio ma noi non molliamo e andiamo avanti a combattere per i nostri obiettivi.
Chi vive Pontida, vive un aspetto della vita che a volte ci dimentichiamo, la solidarietà, il bello dello stare assieme in semplicità.
Se tu avevi una cosa che il tuo vicino non aveva e viceversa, ci si scambiava i frutti del proprio lavoro, ci si aiutava a montare le tende, ad accendere un fuoco, ci si scambiava prodotti tipici, si ballava e cantavano assieme canzoni popolari e se erano in dialetto, qualcuno te le traduceva per farti comprendere e ridere assieme a tutti gli altri e tutti ce la siamo davvero goduta questa Pontida !
A me per essere felice basterebbe davvero niente, un caffè preso con un amico, o anche meno, una chiacchierata di notte con una persona intelligente, una giornata di sole, una passeggiata nei boschi, una discussione politica animata e la condivisione di questa felicità con chi abbia voglia di condividerla.
Con questo termino e ringrazio tutti, davvero TUTTI per aver reso questo incontro qualcosa di speciale, qualcosa di indimenticabile.
Grazie a chi è stato in piedi fino a tardi con me, grazie a chi mi ha fatto divertire, ballare, ridere, cantare, a chi mi ha offerto qualcosa e a chi ha accettato qualcosa in dono, grazie a tutti voi, grazie POPOLO LEGHISTA !







giovedì 10 gennaio 2013

Immigrati delinquono piú degli italiani


Gli immigrati stuprano dieci volte più degli italiani. Immigrati, lasciateci soli con gli italiani
In Italia, gli immigrati stranieri hanno una propensione allo stupro dieci volte maggiore rispetto agli italiani. Lo dicono dati attendibili, diffusi dal Viminale. Eppure la contro-propaganda militante sta tentando di inculcare la convinzione che le donne italiane siano vittime di stupri o violenze sessuali quasi esclusivamente all’interno delle mura domestiche, in famiglia, addirittura per mano del partner. Un dato, falso, che ha un duplice obiettivo: riabilitare gli stranieri ed anche infangare l’istituzione della famiglia. Il tutto condito dallo slogan, in tipico stile “sinistrese”, “Inutile imporre i vigili di quartiere o le telecamere nei parchi, se intanto le donne vengono stuprate quando tornano a casa”. Bel colpo: tranquillizzare sulla questione immigrati per diffondere un terrorismo psicologico ancora peggiore sulle violenze in famiglia.
Tutto vero? Nient’affatto. Analizziamo prima i dati del Viminale. Gli ultimi attendibili e disponibili su internet sono stati diffusi nel 2009 e riguardano l’anno 2008, in cui sono stati individuati 8.845 stupratori. Nel triennio 2006-2008, gli autori degli stupri sono stati italiani nel 60,9% dei casi, stranieri nel 39,1%: tra questi ultimi, spiccano i romeni (7,8%) seguiti dai marocchini (6,3%). Le vittime di violenza sessuale sono state perlopiù donne (85,3%) di nazionalità italiana (69,9%). La maggior parte degli stupri rientrano nelle violenze sessuali non aggravate.
Considerando che la popolazione straniera, per ora, è il 7% del totale, non servirebbe aggiungere altro. Facendo due conti sul 2008, gli stupratori italiani sarebbero stati all’incirca 5.395 e quelli stranieri 3.450. La popolazione italiana costituita da uomini dai 14 agli 80 anni corrispondeva a 23.634.154 persone. Vuol dire che poco più di 2 uomini italiani (2,2 per la precisione) su 10.000 sono stati individuati come stupratori nel 2008. La popolazione straniera regolare dai 14 agli 80 anni corrispondeva invece ad un totale di 1.373.045 unità. Aggiungendo con criteri statistici 400.000 irregolari si arriva a 1.773.045. In questo caso il tasso si alza: 20 immigrati (19,5 per la precisione) su 10.000, ossia 2 su 1.000, sono stati riconosciuti come stupratori nel 2008. Una propensione allo stupro dieci volte superiore. E sono dati approssimati per difetto, perché sono compresi reati riconducibili a forme aggravate di violenza domestica, quindi non veri e propri stupri, che logicamente alzano la percentuale degli italiani.
Andiamo avanti: nel 2007 sono stati accertati 4.812 casi di violenza sessuale (8.749 autori riconosciuti), più di 13 al giorno. Un dato in calo rispetto ai 5.062 del 2006 (7.715 autori riconosciuti). Il dato interessante, che potrebbe essere interpretato in chiave positiva (maggiore coraggio nel denunciare), è che le violenze denunciate sono progressivamente aumentate negli anni: 2.194 nel secondo semestre 2005, 2.429 nel primo semestre 2006, 2.633 nel secondo semestre 2006, 2.489 nel primo semestre 2007.
Nel 2004, su 2.780 denunciati o arrestati per violenza sessuale, 35% erano stranieri. Nel 2005, su 2.382 denunciati, gli immigrati sono saliti al 38,2%; nel 2006, su 2.706 denunciati, gli stranieri erano il 38%.
In pratica, nel 2006 oltre un denunciato per stupro su tre era immigrato. Di questi, il 6,7 di nazionalità romena, il 5,9% marocchina, il 3.7% albanese. Nel 2007 le persone denunciate o arrestate per violenza sessuale sono aumentate del 15% rispetto al 2006, un incremento dovuto quasi esclusivamente ai romeni. Dunque, una percezione non proprio inattendibile. Aumentano gli stranieri, aumentano le denunce per stupro. E la percentuale degli immigrati denunciati o arrestati per stupro non è mai inferiore al 35% del totale, a fronte di una popolazione straniera del 7% (o inferiore, negli anni precedenti).
Perché allora si dice il contrario? Perché diffondere le bufale sugli stupri in famiglia o sui partner che si trasformano in orchi? Semplicemente sulla base di dati Istat commissionati nel 2006 dal ministero delle pari opportunità la cui titolare era all’epoca la diessina Barbara Pollastrini, governo Prodi. L’indagine è stata resa pubblica nel febbraio 2007, e da allora sembra essere l’unica fonte attendibile sulle violenze sessuali compiute in Italia. Da un campione di 25.000 interviste, trasportato in dimensione nazionale, è risultata una proiezione di circa 7.000.000 di donne che subiscono violenza dal proprio partner o ex partner. Un numero enorme e poco credibile, che però ha una spiegazione. Il questionario è stato elaborato in collaborazione con le operatrici di vari centri antiviolenza, con l’obiettivo di far risultare dati numerici impressionanti e da allarme sociale. Non a caso, soltanto 7 erano le domande inerenti alla violenza fisica, 8 quelle riguardanti la sfera della violenza sessuale, lo spazio concesso alla violenza psicologica racchiudeva invece ben 24 domande.
Alcuni esempi:
«La ha mai criticata per il suo aspetto?»
«…per come si veste o si pettina?»
«…per come cucina?»
«…controlla come e quanto spende?»
Domande studiate con l’obiettivo di ottenere una percentuale congrua di risposte affermative. In tal caso le intervistatrici avrebbero potuto spuntare la voce «violenza» all’insaputa dell’intervistata stessa, che molto probabilmente non percepiva affatto tali atti come violenti. Ecco come nascono 7 milioni di vittime tra le mura domestiche. Per la precisione, “6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita”. Addirittura il 31,9% del totale della classe di età considerata: un’enormità. La curiosità è che le violenze psicologiche, nonostante lo spazio prevalente nel questionario (24 domande), non sono state neppure nominate al momento di pubblicare i risultati. Il dato del 31,9%, infatti, viene citato come percentuale di vittime di violenza fisica o sessuale.
Mentre i giornali, creduloni, titolavano a caratteri cubitali che il 69% delle violenze sessuali in Italia è opera del partner o dell’ex partner, proprio sulla base di questi dati Istat, il Viminale ha continuato a diffondere i dati differenti che leggiamo sopra. Allarmanti anch’essi, ma in una direzione completamente opposta.
Non sarà che le vittime di violenza sessuale per mano del proprio partner non denunciano il reato, invece se l’aggressore è un estraneo sì? Non è vero nemmeno questo: sempre l’Istat, la cui attendibilità però a questo punto è dubbia, chiarisce che il 93% delle donne che affermano di avere subito violenza ad opera del coniuge dichiara di non avere sporto denuncia; la percentuale sale però al 96% se l’autore della violenza non è il partner.
Il problema della violenza domestica, pur in termini molto inferiori rispetto agli allarmismi volontariamente creati ad arte dall’Istat, è senza dubbio da non trascurare. Peccato che sia anch’essa legato ai fenomeni migratori: basta consultare i dati delle varie Procure per capire che la violenza in famiglia è in crescita tra le coppie miste oppure composte da soli stranieri. Quello che doveva essere fatto passare come un dato numerico volto a screditare le famiglie italiane e riabilitare gli immigrati, diventa in realtà ancor più un campanello d’allarme sul fallimento del multiculturalismo

martedì 8 gennaio 2013

Manifesto per il Contante Libero


Il Manifesto per il Contante Libero
La tecnologia come mezzo di controllo sociale per imporre, attraverso una continua induzione di paure ed ansie, moduli di pensiero e comportamenti umani totalmente spersonalizzati, asserviti e ideologizzati. Obbiettivo finale: annichilire qualsiasi sentire, agire e pensare che possa essere veramente alternativo e concorrente. In sintesi, annichilire la libertà.
Questo è il pericolo su cui ci ammonisce il celebre romanzo 1984 di George Orwell. Ciò nondimeno, in questi anni di crisi tale pericolo non è lontano da un suo pieno concretizzarsi. Buona parte della società civile e dell’opinione pubblica sembra non voler vedere questo mostro che cresce; lentamente e apaticamente essa sta lasciando la propria libertà nelle mani di un’entità manipolatrice dai tratti allo stesso tempo oligarchici e collettivistici.
Se vogliamo difendere la libertà (la nostra libertà) dobbiamo innanzitutto scrollarci di dosso l’apatia e prendere coscienza del nostro potere. Per far questo è necessario “educarci alla libertà” processo che in primo luogo implica il comprendere e il saper confutare rigorosamente la logica antirazionale propugnata dai nemici della libertà.
E’ nel suddetto contesto che va inserita “la battaglia per la difesa dell’utilizzo del denaro contante”. Una battaglia la cui finalità, non consiste nel rivendicare la supremazia in termini assoluti di uno strumento di pagamento su un altro (banconote versus mezzi elettronici), ma nel riaffermare il diritto delle persone di scegliere liberamente il modo che ritengono migliore di portare a termine i loro scambi economici.
Come tutti sanno nel nostro Paese la soglia al di sotto della quale è possibile utilizzare denaro contante per effettuare pagamenti tra privati o privati e società od amministrazioni non bancarie è stata recentemente abbassata fino all’attuale limite di 1000€ .
Nonostante ciò,  qualcuno non ancora sazio di prescrivere restrizioni alle libertà individuali continua a richiedere l’implementazione di ulteriori “stratagemmi” per disincentivare e ridurre ancor di più gli spazi d’uso del contante, con l’intento più o meno esplicito e consapevole di giungere in un futuro alla totale, o pressoché totale, soppressione di questa modalità di pagamento, affermando contemporaneamente il dominio artificiale della moneta elettronica.
A supporto della bontà della loro tesi, i promotori ed i sostenitori della cosiddetta lotta al contante adducono il fatto che tutto ciò sia pensato e studiato al fine di ottenere gradi maggiori di benessere generale, equità, progresso, giustizia sociale.
La verità, tuttavia, è assolutamente un’altra: la lotta contro l’utilizzo del denaro contante non annovera alcuno scopo nobile e le argomentazioni a suo sostegno sono pure mistificazioni della realtà oggettiva. L’unico vero obbiettivo di questa crociata consiste nel proteggere e consolidare il potere, le prebende e l’influenza di quella variegata casta di soggetti improduttivi che vivono e prosperano soltanto a scapito del lavoro altrui.
Con il pretesto di perseguire buoni propositi si vuole soltanto fare razzia dei diritti naturali dei più inermi.
La lotta al contante in quanto strumento fondamentale per combattere l’evasione fiscale.
Questa è l’argomentazione principale che viene usata da chi si prodiga per avere una società senza contante. Ad una prima analisi questa giustificazione sembrerebbe inattaccabile; tuttavia, mediante una disamina più attenta e approfondita si scopre che il grosso dell’evasione fiscale non ruota affatto attorno l’utilizzo del denaro contante, ma riguarda invece transazioni decisamente più sofisticate.
fenomeni evasivi/elusivi numericamente più rilevanti, quali l’occultamento di ricavi e compensi o l’indebita deduzione dei costi, vengono, infatti, messi in atto con l’impiego di strutture e comportamenti fittizi che prescindono dall’uso del contante e dall’obbligo di avvalersi del canale bancario per rendere le operazioni tracciabili.
Diffondere l’idea che la maniera più efficace per contrastare l’evasione fiscale risieda nella lotta al contante significa, dunque, pubblicizzare volutamente un erroneo convincimento. L’evasione si combatte mettendo a punto un quadro normativo stabile e facilmente comprensibile, tagliando il numero degli adempimenti, instaurando un rapporto di fiducia tra il Fisco e il contribuente e riducendo in maniera sistematica e ragionevole la pressione fiscale tramite un preventivo calo della spesa e dell’inefficienza pubblica.
A fronte delle sopraccitate misure, l’eliminazione del contante non serve praticamente a nulla se non a privare milioni di cittadini (il popolo minuto) dell’unico formidabile strumento di “dissenso di massa” che essi possono avere a loro disposizione per non essere sopraffatti da inique regole e politiche fiscali.
La lotta al contante non incide direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Affermazione semplicemente senza senso. Restringendo le possibilità per gli agenti economici di scegliere come metodo di pagamento ciò che essi considerano più adeguato, si va ad incidere per forza di cose direttamente sulla libertà e le abitudini delle persone.
Contante strumento scomodo ed obsoleto.
L’esperienza sostiene l’esatto contrario. Nella quotidianità solamente l’impiego del contante permette ad alcune transazioni di essere portate a termine in maniera celere e quindi proficua. Di conseguenza, eliminando o riducendo ancor più drasticamente questa modalità di pagamento, si introdurranno necessariamente in più parti del sistema economico rimarchevoli inefficienze che, in ultima analisi, avranno il demerito di rendere maggiormente complicata la vita delle persone.
La lotta al contante è decisiva anche nella lotta ai furti e alle rapine.
«Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza».
Basterebbe citare questo famoso aforisma di Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, per dimostrare l’illegittima sussistenza di questo assunto. Ma, poiché è necessario essere veritieri fino in fondo, si deve anche constatare come l’eliminazione del contante non rappresenti sicuramente la panacea contro furti e rapine. Clonazione di bancomat e di carte di credito, manipolazione di conti bancari, furto d’identità o anche le incresciose aggressioni alle abitazioni dei cittadini sono tutti esempi di fenomeni criminali sui quali la lotta al contante non può avere di certo un’incidenza decisiva.
La lotta al contante è una vera e propria battaglia di civiltà.
Alcuni si spingono a definire addirittura la lotta al contante come una  vera e propria battaglia di civiltà, dando sostanzialmente origine ad una nuova forma di polilogismo (Il polilogismo è la dottrina che nega l’uniformità della struttura logica della mente umana): da una parte c’è chi ripudiando l’utilizzo del denaro contante ha sposato la cultura della legalità, dall’altra parte c’è chi non ripudiando tale utilizzo ha deciso di porsi, almeno teoricamente, al di fuori di questa cultura.
Questa presa di posizione è soltanto un grezzo espediente per evitare qualsiasi confronto approfondito, critica o discussione sul merito. Trattasi di falso razionalismo utile a nascondere l’irragionevolezza e l’illogicità di una tesi. Non avendo a proprio sostegno argomentazioni davvero valide, l’esercito della lotta al contante sposta la sua lotta sul terreno della pura ideologia allontanandosi così in maniera intenzionale dalla realtà delle cose.
Dinanzi ad un atteggiamento del genere si può comprendere appieno la posizione di chi ostinatamente porta avanti la crociata contro il contante: trovandosi nell’impossibilità di avere l’avallo della verità scientifica, tenta scorrettamente di plagiare la mente dei propri interlocutori
“Eliminare il contante rappresenterebbe un atto di spoliazione dei nostri diritti alla libertà”.
La progressiva eliminazione del contante e la simultanea imposizione dall’alto della moneta elettronica alimenta il potere arbitrario e discrezionale delle élites politiche e finanziarie. Il costante consolidamento di questo potere è da ritenersi estremamente pericoloso poiché sottende, in conclusione, l’indotta accettazione di una società dalle caratteristiche distopiche dove l’uomo non è concepito come fine, bensì come mero mezzo.
Per impedire tutto ciò bisogna iniziare a far sentire il nostro grido di disapprovazione.

contantelibero.it